Ricatto ad un minore via email: un rinvio a giudizio grazie alla complessa indagine della Polizia Locale

Nel rispetto dei diritti delle persone indagate e della presunzione di innocenza, per quanto risulta allo stato, salvo ulteriori approfondimenti e in attesa del giudizio, si comunica quanto segue.

Lo scorso anno la mamma del ragazzo si era rivolta alla Polizia Locale di Trieste per denunciare la tentata estorsione via email ai danni di suo figlio: aveva ricevuto un’email da ignoti che gli comunicavano di aver hackerato la sua casella e che avrebbero inviato alla Polizia Locale un messaggio minatorio a suo nome, se non avesse pagato subito una considerevole somma.

Il ragazzo ha ignorato la minaccia parlandone però con la madre che ben ha fatto a presentare formale denuncia al Nucleo di Polizia Giudiziaria: gli hacker infatti avevano messo in atto quanto promesso, inviando alla casella istituzionale della Polizia Locale un’email che annunciava la presenza di due bombe in città e la richiesta di centomila euro per non farle esplodere.

Verificata subito l’inconsistenza della minaccia, gli investigatori avviavano l’indagine per rintracciare i possibili responsabili, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica, partendo dall’analisi dell’email sulla casella del giovane: tracciandone il percorso attraverso un reticolo di server volti a nascondere l’identità del mittente – tra questi uno era geolocalizzato in Medio Oriente -, gli operatori riuscivano a identificare il presunto responsabile, denunciandolo all’Autorità Giudiziaria per tentata estorsione, procurato allarme, sostituzione di persona e calunnia (Codice Penale artt. 56-629, 658, 494 e 368). Ulteriori elementi a carico dell’uomo sono stati raccolti dagli investigatori in una fase successiva in cui hanno analizzato nel dettaglio i suoi profili social.

Si puntualizza che il procedimento penale nei confronti dell’indagato pende ancora nella fase delle indagini preliminari e che la sua responsabilità effettiva sarà vagliata nel corso del successivo processo e che non sono fornite generalità dell’indagato, né elementi per la sua identificazione.

Grande soddisfazione esprime l’Assessore alle Politiche della Sicurezza cittadina Caterina de Gavardo: “Un’indagine complessa, durata quasi due anni, in cui la nostra Polizia Locale, attraverso il Nucleo di Polizia Giudiziaria, composto da operatori esperti ed altamente specializzati, ha saputo anche addentrarsi nel web, percorrendo vere e proprie ragnatele digitali, lavorando sempre con attenzione e massima professionalità”.

Agente Gianna

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