Autorità, Sindaci, Gentili ospiti, Colleghi,
benvenuti nel giorno di San Sebastiano, nostro patrono, presso la Caserma San Sebastiano, nuova sede della Polizia Locale di Trieste.
In questa giornata, un pensiero affettuoso va alle persone che in tanti Comuni dell’Italia Centrale stanno combattendo ormai da mesi con le scosse di terremoto, ed ora anche con il maltempo, persone che conosciamo perché eravamo lì con loro a dare una mano fino a poche settimane fa e a breve ci ritorneremo.
Un altro pensiero, triste, consentitemi di inviarlo alla memoria di una collega che proprio ieri ci ha lasciato.
Siamo qui, in occasione dell’ottava edizione della giornata regionale della Polizia Locale, per riflettere insieme sulla nostra attività, su quanto lavoro abbiamo fatto e stiamo facendo per garantire la sicurezza delle nostre città, dei nostri concittadini con l’obiettivo di fare sempre meglio.
Quindi il mio compito dovrebbe essere quello di snocciolare i numeri – sicuramente significativi – della notevole mole di attività svolta da tutti noi nell’anno appena trascorso.
Potrei cominciare dalla sicurezza stradale, che per noi – per tutta la Polizia Locale – si traduce necessariamente nell’attenzione all’aspetto preventivo e non soltanto repressivo.
Particolarmente significativi i 1.173 veicoli sprovvisti di assicurazione obbligatoria oppure i quasi 3.500 veicoli non revisionati o ancora i 181 conducenti che guidavano alterati da alcool o droghe. Sono le principali cause di omissione di soccorso e fuga dal luogo di un incidente stradale: 58 le omissioni di soccorso dell’anno scorso a fronte delle 46 dell’anno precedente.
E se le cifre a livello nazionale segnalano che è ancora molto distante l’obiettivo – stabilito per il 2020 in sede europea – di dimezzare il numero di vittime di incidenti stradali nell’arco di un decennio (nonostante le diverse campagne di sensibilizzazione a livello nazionale e locale, gli interventi strutturali e l’aumento dei controlli da parte delle forze di polizia presenti sul territorio), il dato regionale, in controtendenza, è indubbiamente positivo, ma non è abbastanza.
Ancora troppi i 3.795 incidenti totali, pur con una flessione del 10% rispetto al 2014, i 1.958 feriti (più o meno gravi), anche questi in lieve flessione, e soprattutto i 13 morti sulle nostre strade, in costante diminuzione (11 in meno di due anni fa) ma è sempre inaccettabile perdere anche solo una vita a causa della circolazione stradale.
Potrei parlare di tutti gli altri controlli di polizia amministrativa in materia ambientale, edilizia, commerciale o sanitaria. Un’azione che si esprime sempre a tutela della salute e dei diritti dei cittadini.
Potrei parlare dell’attività di Polizia Giudiziaria che nel 2016 si è tradotta nell’arresto di 21 persone per diversi reati, 164 sequestri penali e più di 4.500 notizie di reato inviate all’Autorità giudiziaria.
Ma in realtà tutti questi numeri si possono leggere nel report completo dei dati raccolti dal Servizio Polizia locale e sicurezza della Regione.
Io, invece, in questa occasione ritengo mio dovere fare un’analisi della nostra attività, contestualizzata all’attuale periodo storico che stiamo vivendo.
La Polizia Locale per sua natura e storia è sempre stata parte integrante del tessuto sociale cittadino.
E’ nell’ambito dell’azione di presidio del territorio che la Polizia Locale rivela la sua estrema peculiarità.
E’ la Polizia Locale che conosce le specificità del territorio.
E’ la Polizia Locale che condivide il linguaggio e il valore simbolico di luoghi e comunità, interpretandone le esigenze e i mutamenti, perché vive e lavora quotidianamente al fianco delle persone che è chiamata a tutelare.
Nelle attuali e straordinarie circostanze che stiamo vivendo, per esercitare un’efficace opera di prevenzione, anche di prevenzione contro quel fenomeno invisibile e subdolo che è il terrorismo, come si può ignorare il ruolo che svolgono nelle nostre Città, piccole e grandi, i Corpi di Polizia Locale?
Ebbene, recentemente il nuovo Ministro dell’Interno ha riconosciuto l’esigenza di riformulare la strategia di prevenzione antiterrorismo del nostro Paese, chiedendo il pieno coinvolgimento dei Corpi di Polizia Locale per garantire la sicurezza delle nostre città.
Il messaggio è chiaro: la prevenzione si attua impiegando le forze che sono presenti capillarmente sul territorio e che ne sono parte integrante.
Finalmente. Ma a tali parole seguiranno azioni concrete?
Da parte nostra sicuramente sì. Ogni giorno gli operatori di Polizia Locale si impegnano con serietà e dedizione, certamente consapevoli che pattugliare le nostre città ed effettuare controlli oggi più che mai costituisce un’attività rischiosa, come i recenti episodi di cronaca hanno dimostrato.
Ma … Audendo virtus crescit tardando timor – Quando si agisce cresce il coraggio, quando si rimanda cresce la paura1.
Ora è il tempo del coraggio e non della paura.
Bisogna avere il coraggio di accogliere le sfide che la storia ci propone, il coraggio di cambiare e di affrontare le questioni a lungo rimandate, il coraggio di agire e di crescere. Si tratta di investire nel futuro, nelle persone.
Noi il coraggio lo abbiamo e lo abbiamo dimostrato. E il Governo? E la Regione?
Lo hanno il coraggio di investire nella Polizia Locale, tenendo presente che risponde a criteri di equità e giustizia garantire a chi si impegna per la sicurezza dei cittadini le medesime garanzie riconosciute alle altre forze di polizia?
Perché ne condividono compiti, responsabilità e rischi.
E’ allora possibile che il divieto di accesso ai dati custoditi nel Sistema d’Indagine (SDI) sussista ancora per i soli operatori di polizia locale, i quali nel corso delle loro attività di accertamento sono quindi impossibilitati a conoscere identità e precedenti di chi fermano?
Un limite all’efficacia del controllo, ma soprattutto un rischio reale per la loro sicurezza. Nel 2016 sono stati più di 42.000 i controlli su strada, oltre 3.200 gli stranieri identificati, 500 i controlli di pubblica sicurezza, 4.500 le manifestazioni controllate. Il tutto senza poter sapere se chi stiamo controllando è una persona perbene oppure un delinquente.
E ancora, è ammissibile che non si estenda al personale della Polizia Locale il medesimo trattamento assistenziale, previdenziale e infortunistico – dal rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, all’equo indennizzo e alla pensione privilegiata – previsto per il personale degli altri Corpi di Polizia sulla base di una scellerata norma del 2011, che l’attuale Parlamento non ha avuto il coraggio di cambiare? La modifica, già approvata in Commissione, è stata bloccata con un emendamento dell’ultimo minuto alla legge finanziaria.
Noi e loro; noi le Polizia Locali e loro le Polizie Statali; non è più il tempo di “noi” e “loro”, non è più il tempo delle divisioni. I rischi che corrono quanti pattugliano le nostre strade non sono diversi, qualsiasi uniforme si indossi.
E’ venuto il momento di mettere fine all’assurda distinzione tra le “Forze di Polizia” e la “Polizia Locale”. Non siamo figli di un “dio minore”: quando rischiamo sulla strada siamo tutti uguali; allora è un atto di giustizia trattarci tutti allo stesso modo!
E se – come ha indicato l’attuale Ministro dell’Interno – è strategicamente rilevante l’ausilio delle polizie locali nel presidio del territorio ai fini del contrasto al terrorismo, allora è inevitabile chiedersi perché gli addetti dei Corpi di Polizia locale non siano ancora stati inseriti tra i beneficiari del “contributo straordinario” (il bonus di ottanta euro), che invece è riservato “al personale appartenente ai Corpi di polizia dello Stato, al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e alle Forze armate“.
In realtà a quest’ultima domanda potrebbe offrire una risposta efficace e risolutoria il Governo regionale – che spesso si è rivelato, nel bene o nel male, un antesignano delle politiche nazionali – garantendo la copertura finanziaria di tale contributo.
Ma in realtà la Regione potrebbe fare ancora di più, sia in funzione di stimolo nei confronti del Governo nazionale, sia direttamente, garantendo agli operatori di Polizia Locale, oltre agli ottanta euro, anche quelle tutele previdenziali e assistenziali (equo indennizzo, pensione privilegiata, riconoscimento della causa di servizio) nel caso di gravi infortuni in servizio.
Ma anche per quanto concerne l’organizzazione dell’attività delle Polizie Locali della nostra Regione e, anche in funzione di un impegno che è destinato a crescere nei prossimi anni, non si possono sottacere alcune criticità che derivano indubbiamente dall’insufficiente – o meglio inesistente – turn over del personale, la cui età media tende invariabilmente a salire, rendendo sempre più difficile mantenere gli attuali standard di operatività.
E di sicurezza degli operatori.
E’ l’incolumità degli operatori della nostra Polizia Locale che dobbiamo garantire. Perché solo così possiamo garantire l’incolumità dei nostri concittadini.
Alla Regione, quindi, chiediamo ancora che dia la possibilità, anzi l’obbligo – unitamente ai finanziamenti – ai Comuni e alle UTI di assumere Agenti di Polizia Locale e di dotare gli stessi di tutti i presidi di autodifesa per potenziare il servizio perché non è possibile che vi siano in un raggio di pochi chilometri Agenti di Polizia Locale armati oppure sprovvisti di arma, o addirittura che il pattugliamento si traduca nel servizio effettuato da una sola persona perché non esistono i numeri per il servizio in coppia, con gravi problemi di sicurezza. E non c’è bisogno di imbattersi in un terrorista internazionale come il killer di Berlino (che è stato fermato dai colleghi della Polizia di Stato ma che poteva essere benissimo uno dei tanti fermati per un controllo dagli Agenti della Polizia Locale) per rischiare la propria incolumità personale .
Sicuramente non vanno nel senso da noi auspicato le recenti modifiche normative alla legge regionale 9 che hanno eliminato la previsione normativa regionale che stabiliva il rapporto almeno di un’unità operativa ogni 1.000 abitanti e la copertura delle fasce giornaliere minime di orario da parte della Polizia Locale. Non è così che si garantisce più sicurezza nelle nostre Città; bisogna piuttosto incrementare gli standard numerici e di servizio per adeguarli ai tempi e non eliminarli.
I tempi sono cambiati ed è indispensabile ed urgente un cambio di passo. La Polizia Locale lo ha già fatto, lo sta facendo. Ora tocca a chi ha i mezzi per farlo, senza rimandare. Si tratta di avere il coraggio di crescere insieme.
Audendo virtus crescit tardando timor
Auspico che il prossimo anno potremo dire di aver imboccato veramente la strada che ci porta al futuro.
E con questo auspicio, auguro buon lavoro a tutti noi.
Viva le Polizie Locali della Regione Friuli Venezia Giulia!
Il Comandante
della Polizia Locale di Trieste
Sergio Abbate
1) Publilio Siro (Sentenze).