Sono le 18.30 dell’11 marzo e una ragazzina dodicenne sta rientrando a casa da scuola e, come molte altre volte, sale a bordo dell’autobus che la porterà a casa, ignara di quanto sta per succedere.
Assieme a lei sale sul bus un uomo di mezza età che prende posto di fronte alla giovane nella parte retrostante dell’autobus a quell’ora poco frequentato; appena il mezzo si mette in moto l’uomo, sicuro di non essere visto da altre persone, si abbassa i pantaloni e si esibisce davanti alla ragazzina guardandola durante il suo gesto.
La bimba, intenta a messaggiare con il cellulare, non si accorge inizialmente di quanto sta accadendo ma, qualche istante dopo, alzando lo sguardo, assiste impotente alla scena.
Impietrita per la paura e alquanto turbata, rimane paralizzata, mentre l’uomo continua con il suo gesto di autoerotismo.
Accade tutto in un attimo e, poco prima che l’autobus raggiunga la fermata successiva la fanciulla trova la forza psicologica di alzarsi e raggiungere la parte centrale del bus sedendosi in una zona illuminata accanto ad altri passeggeri.
Rimane però impietrita e con lo sguardo abbassato attendendo che l’uomo scenda dal mezzo.
Il trauma e la vergogna che la bambina prova, dopo aver assistito al fatto, la porta a confidarsi dapprima con una giovane amica e successivamente con la maestra.
La sera del giorno dopo trova anche la forza di confidare tutto alla madre.
La donna resta scioccata per quanto successo alla figlia e il giorno seguente denuncia il fatto agli operatori del Nucleo della Polizia Giudiziaria della Polizia Locale di Trieste e ai colleghi della Polizia Locale di San Dorligo della Valle, che, a riprova della stretta collaborazione in atto, lavorano in stretta sinergia.
Le indagini, concertate con la Procura della Repubblica, scattano subito e partono, ancora una volta, dall’analisi delle tracce video delle telecamere interne del bus della Trieste Trasporti, risultate alla fine determinanti.
Il video immortala tutta la scena e altresì fornisce agli investigatori immagini nitide del responsabile.
L’uomo, dopo poche ore dalla visione delle tracce video, ha già un nome e cognome essendo riconosciuto dagli operatori per precedenti analoghi; si tratta, infatti, di un cinquantaseienne con plurimi precedenti specifici.
Alla luce degli elementi raccolti, vengono contestualmente predisposti servizi specifici con personale in borghese, sia a bordo di alcuni autobus ritenuti potenziali oggetti d’interesse dell’uomo, sia in alcune zone di Trieste frequentate da giovani. La sua residenza viene costantemente e discretamente monitorata sino alla mattina di sabato scorso quando gli investigatori bussano alla porta dell’uomo, dando così esecuzione al mandato di arresto richiesto dal Gip di Trieste; verrà formalizzata la violazione dell’art. 609 quinques del Codice Penale (corruzione di minorenne) con pena fino a 5 anni di reclusione.