Alcuni giorni fa una pattuglia della Polizia Locale veniva inviata a Barcola per il rilievo di un lieve incidente stradale: uno scooter Sym aveva tamponato un’autovettura Hyundai.
Giunti sul posto gli operatori constatavano che il conducente dell’autovettura tamponata – S.E. le sue iniziali, di 43 anni, rumeno – oltre ad aver lasciato l’autovettura in mezzo alla carreggiata causando un notevole intralcio alla circolazione stradale continuava a stazionare in mezzo alla strada gesticolando in modo vistoso in direzione di un numero di persone presenti sul posto; comportamento che interrompeva non appena si avvedeva della presenza degli operatori della Polizia Locale. Gli operatori, dopo aver fatto spostare l’autovettura, identificavano le parti coinvolte; in tale frangente si avvicinava al luogo del sinistro un altro uomo che iniziava a discutere con il conducente della Hyundai.
L’uomo, C.G. moldavo, asseriva di essere stato minacciato poco prima dal conducente della Hyundai con un coltello perché – pur non coinvolto nel sinistro stradale – era intervenuto in difesa del conducente dello scooter che aveva tamponato leggermente la Hyundai.
La condotta del rumeno veniva confermata anche dal conducente dello scooter stesso e da un suo amico i quali riferivano di aver anche udito pronunciare, in italiano, frasi come “ti ammazzo, giuro che ti ammazzo”.
Dopo aver richiesto l’ausilio di un’altra pattuglia, gli operatori provvedevano alla perquisizione della Hyundai e, dopo una breve ricerca, rinvenivano nella tasca della portiera anteriore sinistra un coltello con la lama lunga, munito di fodero in plastica bianca, e un bastone metallico tra il sedile del conducente e la portiera.
A questo punto la pattuglia accompagnava S.E. presso il Nucleo di polizia giudiziaria di via Revoltella dove gli veniva formalizzata la denuncia per minaccia con coltello1 e possesso di armi atte ad offendere2.
2Art. 4 della Legge n°110/75 – Porto d’armi e oggetti atti ad offendere: “(…)Senza giustificato motivo, non possono portarsi, fuori della propria abitazione o delle appartenenze di essa, (…) strumenti da punta o da taglio atti ad offendere (…). Il contravventore è punito con l’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da 1.000 euro a 10.000 euro”.