Piazza Venezia, ieri pomeriggio. Quattro ragazzi triestini dai 20 ai 25 anni si avvicinano ai veicoli fermi al semaforo con il volto coperto da una calzamaglia: aprono le portiere e minacciano “Questa è una rapina!”.
Una Agente di Polizia Locale in borghese si trova lì, assiste alla scena e passa all’azione allertando subito la Sala Operativa per l’invio di una pattuglia di supporto; contestualmente si palesa e blocca i 4 che non oppongono alcuna resistenza.
La pattuglia arriva in pochi attimi e scorta il gruppo alla caserma San Sebastiano dove vengono identificati: qui i giovani raccontano che in realtà stavano facendo dei video nascosti per una società televisiva; scopo della sceneggiata – con protagonisti involontari i conducenti – era quello di sondare le reazioni della gente. Versione confermata dagli strumenti che avevano con sé (videocamere e registrazioni).
Al di là della mancanza di buon senso e considerazione sulle possibili conseguenze di fronte a persone anziane, deboli di cuore o inclini a reazioni violente, nessuno di essi ha realizzato di aver commesso dei reati: dal concorso1 per procurato allarme2 (aggravato dal volto coperto3), al concorso4 in violenza privata5.
Leggerezza ed ignoranza che hanno pagato con una denuncia a piede libero ed il sequestro delle telecamere e tutto il materiale video prodotto.
1 Codice Penale, art. 110
2 Codice Penale, art. 658
3 Codice Penale, art. 339
4 Codice Penale, art. 110
5 Codice Penale, art. 610