Nel rispetto dei diritti delle persone indagate e della presunzione di innocenza, per quanto risulta allo stato, salvo ulteriori approfondimenti e in attesa del giudizio, si comunica quanto segue.
“Il Nucleo di Polizia Ambientale della nostra Polizia Locale – esordisce l’Assessore alla Sicurezza Caterina de Gavardo – nel corso del 2025, ha provveduto a monitorare costantemente la zona adiacente a via di Peco, spesso oggetto di abbandoni di rifiuti. L’area è un importante polmone verde di Borgo San Sergio, rione periferico e molto popolato e tali comportamenti incidono sia sull’inquinamento che sul degrado urbano”.
Grazie a servizi mirati e con strumenti idonei allo sviluppo di queste indagini, gli inquirenti sono riusciti a denunciare penalmente alla Procura della Repubblica numerose persone presunte responsabili dell’abbandono o della gestione illecita di rifiuti.
Spesso le indagini non si esauriscono con la mera identificazione degli indagati, ma, su delega dell’Autorità giudiziaria, proseguono con una serie di accertamenti sulla provenienza dei rifiuti, la loro pericolosità ambientale, e sulla loro gestione/tracciabilità prescritta dalla legge.
Gli inquirenti della Polizia Ambientale hanno potuto così denunciare alla Procura della Repubblica 12 persone per abbandono di rifiuti e 5 imprese per gestione illecita di rifiuti pericolosi e non pericolosi. Inoltre ha denunciato una persona per combustione illecita di rifiuti: nel probabile tentativo di disfarsi del corpo del reato, aveva dato fuoco ad un cumulo di rifiuti abbandonati, creando un rischio d’incendio per la zona boschiva, senza contare che una pericolosa colonna di fumo si dirigeva verso la superstrada lì vicina.
Nel corso delle indagini sono stati effettuati 7 interrogatori delegati e 1 sequestro penale; inoltre 2 indagati sono stati segnalati alla Prefettura ai fini della sospensione della patente (così le ultime modifiche del Testo Unico dell’Ambiente, D.Lvo 152/2006).
Alcuni indagati hanno aderito al procedimento di estinzione del reato ripulendo e smaltendo correttamente i rifiuti e pagando un’ammenda piuttosto salata (4500 € per ciascun privato indagato; 6500 € per ciascuna impresa).
Come previsto per legge, i rifiuti residui che non sono stati tolti dagli altri indagati sono in fase di rimozione e smaltimento ad opera del Comune di Trieste: grazie all’esito positivo delle indagini il Comune potrà rivalersi sugli autori del reato per le spese sostenute; diversamente gli interventi di questo genere, senza un responsabile certo, incidono su tutta la cittadinanza venendo ridistribuiti sulla Tari.
Si puntualizza che il procedimento penale nei confronti dell’indagato pende ancora nella fase delle indagini preliminari e che la sua responsabilità effettiva sarà vagliata nel corso del successivo processo e che non sono fornite generalità dell’indagato, né elementi per la sua identificazione.




