Con falsi certificati ottiene il pass disabili; l’amico lo falsifica e lo usa anche per sé

La Polizia Locale a favore dei disabili, blocca una doppia truffa

La Polizia Locale da tempo sorveglia costantemente il fenomeno dell’uso improprio dei contrassegni disabili, quei permessi per facilitare la mobilità alle persone con ridotte capacità motorie: il documento viene rilasciato solo su presentazione di certificazione medico-legale subordinata a una visita medica presso l’Azienda Sanitaria.

Nonostante la severa procedura, la protagonista di questa storia è riuscita a beffare il sistema e, senza soffrire  di alcuna patologia invalidante, ha ottenuto il permesso disabili nel 2000 rinnovandolo ad ogni scadenza quinquennale. In aggiunta l’amico, ugualmente sano, utilizzava una copia del contrassegno, beneficiando anche lui dei posti invalidi.

Tutto inizia un anno fa, a marzo: il 5° Distretto territoriale già da un po’ ha istituito uno speciale gruppo di lavoro per controlli ancor più serrati sui parcheggi riservati ai disabili, a maggior tutela di questa categoria svantaggiata. In due luoghi distanti tra loro gli Agenti notano due veicoli con lo stesso contrassegno e apparentemente originali entrambi (anche con l’ologramma antifalsificazione).
L’indagine però non può fermarsi qui, è necessario scoprire di più.
Coordinati dalla Procura della Repubblica, gli operatori del Nucleo di Polizia Giudiziaria della Polizia Locale iniziano le indagini a carico dei proprietari delle due vetture, C.R., maschio del ’55, sul cui mezzo è stato trovato il pass falso, e P.E., femmina del ’61, titolare del vero contrassegno.

Clamorose le scoperte, soprattutto a carico di quest’ultima le cui condizioni di salute “ufficiali” erano tali da riconoscerle il diritto al permesso. Diversa però era l’immagine che la stessa dava di sé sui social: foto in smagliante forma fisica o video in cui si esibiva danzando; sul suo profilo
gli investigatori hanno trovato persino un suo commento diretto ad un’amica in cui riferiva di essere ritratta mentre seguiva un’istruttrice di lap-dance! Altro che ridotta capacità motoria.
Dall’analisi incrociata dei certificati medici conservati in Comune e quelli dell’Azienda Sanitaria, è risultato evidente che si trattava di documenti falsi, a partire dal primo – nel 2000 – che le ha riconosciuto il pass, a quelli successivi, per il rinnovo ogni 5 anni.

I medici che “avrebbero” firmato i certificati della donna sono stati sentiti come persone informate sui fatti dal momento che non avevano mai avuto rapporti professionali con lei P.E. e C.R. dovranno rispondere di concorso nella falsificazione del contrassegno, per falsità ideologica e materiale in certificati e autorizzazioni amministrative, protratta nel tempo.
Una storia di disonestà particolarmente odiosa perché a danno di una categoria di cittadini, ai quali la legge riconosce sacrosanti diritti per rendere la loro vita un po’ meno difficile.

Agente Gianna

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della Polizia Locale di Trieste

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