“La grande dedizione al lavoro, l’impegno verso la collettività e la massima attenzione al territorio dei nostri operatori, anche fuori servizio, sono spesso elementi determinanti nella risoluzione positiva delle indagini che la Polizia Locale porta a compimento quotidianamente nella nostra città – afferma l’Assessore Caterina de Gavardo”.
Qualche sera fa, la sala operativa della Polizia Locale di Trieste inviava in via Costalunga una pattuglia del servizio serale per il rilievo di un incidente stradale con ferito. Sul posto la pattuglia (operatori del Reparto Motorizzato e del Nucleo Interventi Speciali) rinveniva un veicolo fortemente danneggiato a bordo strada con il suo conducente già soccorso dai sanitari, in forte stato di agitazione, trasportato poi in ospedale per accertamenti.
Il conducente riferiva agli operatori che era stato urtato da un veicolo di colore nero proveniente dalla direzione opposta che, dopo l’impatto, proseguiva la marcia senza soccorrerlo né lasciargli alcun dato; dal canto suo, non era riuscito in alcun modo a prender nota della targa o del modello.
Durante il rilievo dell’incidente gli agenti raccoglievano però tra i detriti, diversi pezzi di plastica nera e un sensore di temperatura esterna di una nota casa automobilistica e veniva quindi diramata una nota di ricerca per un veicolo di tale marca, nero e con danni evidenti sullo spigolo anteriore sinistro.
Il giorno successivo un altro operatore del Reparto Motorizzato, libero dal servizio, notava un veicolo, compatibile con quello da ricercare che presentava appunto degli ingenti danni, sebbene fosse parcheggiato in modo tale da occultarli alla vista (pneumatico a terra e parabrezza anteriore infranto a causa di un violento colpo dall’interno dell’abitacolo – plausibilmente una testata -).
Gli agenti provvedevano quindi a rintracciare il proprietario, il quale si presentava alcuni giorni dopo presso la Caserma di San Sebastiano ignaro, a suo dire, del perché di tale convocazione. All’inizio, nonostante le diverse escoriazioni sul volto l’uomo ha provato a negare più volte ogni addebito ma poi ammetteva di essere rimasto coinvolto nell’incidente stradale e di essersi allontanato perché non si era accorto della sua gravità. Durante il colloquio continuava ad indossare un cappello di lana che, tolto su richiesta degli operatori, rivelava delle escoriazioni compatibili con un possibile colpo del capo contro il parabrezza del veicolo.
Dovrà quindi rispondere dei reati di omissione di soccorso e fuga (in caso di incidente con danni alle persone questo comportamento ha rilevanza penale); contestato anche il verbale per la mancanza dell’uso delle cinture di sicurezza.