Si è appena conclusa un’operazione complessa di polizia giudiziaria di controllo alle attività di ristorazione, svolta sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Trieste e che ha avuto come target primario i ristoranti dediti alla vendita e somministrazione di prodotti ittici.
Detta operazione si è svolta nell’ambito della costante attività di verifica del rispetto della legalità nel settore della pesca, ai fini della tutela e salvaguardia della salute e del consumatore, e ha visto impegnate squadre miste composte da personale della Guardia Costiera di Trieste (10° Centro Controllo Area Pesca – Nucleo Centrale Ispettori Pesca), della Polizia Locale di Trieste (Nucleo Polizia Commerciale) e dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata (Dipartimento di Prevenzione – igiene degli alimenti e della nutrizione) di Trieste.
L’attività è stata svolta in un periodo di circa 45 giorni durante i quali i team ispettivi hanno effettuato un totale di 169 controlli all’interno di diciassette esercizi commerciali, concentrando l’azione sui ristoranti del territorio triestino, sia italiani che etnici, dediti al commercio ed alla somministrazione di prodotto ittico fresco, lavorato e/o surgelato.
In particolare, le maggiori irregolarità sono state riscontrate presso i ristoranti che propongono prodotti a basso costo.
All’esito delle verifiche, sono state riscontrate violazioni amministrative per un totale di circa 55.000 euro, mentre nove ristoratori sono stati deferiti alla competente Autorità Giudiziaria per reati di frode in commercio e cattivo stato di conservazione del prodotto ittico. Il tutto ha portato complessivamente al sequestro/distruzione di circa mezza tonnellata di pescato.
Le violazioni amministrative riscontrate con più frequenza hanno riguardato la mancanza di rintracciabilità del prodotto ittico, l’ampliamento della superficie di somministrazione, l’assenza della cartellonistica del divieto di fumo, la mancata esposizione di licenze/autorizzazioni/prezzi. Inoltre, in alcune circostanze, è stata contestata la carenza dei requisiti generali in materia di igiene che hanno portato alla sospensione dell’attività di ristorazione per cinque esercizi commerciali.